Vlahovic e Zakaria cambiano la Juve che ora gioca bene e vince

Vlahovic e Zakaria. E la Juve va. I due volti nuovi prendono per mano subito la Juventus e la guidano verso il ritorno alla vittoria. 2-0 al Verona e sorpasso quarto posto sull’Atalanta. Il tridente Dybala-Vlahovic-Morata manda la Juve su di giri. L’intesa c’è già, è da amalgamare ma c’è, c’è anche l’equilibrio richiesto da Allegri, con la difesa che non prende più gol comandata da un Chiellini insuperabile. Corsa Champions apertissima, ma pensare a qualcosa in più del quarto posto, dopo stasera, non è più utopistico.

Quella di adesso è un’altra Juventus, sveglia e concentrata, una Juve tosta, cattiva, affamata, talmente trasfigurata da piombare su tutti i palloni con insolita veemenza e vincere i duelli. E poi lì davanti c’è Dusan Vlahovic. La punta vera tanto voluta e che mancava dai tempi di Carlitos Tevez prima e Higuain dopo (e non di Ronaldo – perché la Juve ora è più squadra) e che, con Denis Zakaria a centrocampo che ha dato sostanza ai bianconeri, ha iniziato a far giocare bene la squadra. Morata che sembra un altro, Rabiot che corre di più, Arthur che manovra e gioca novanta minuti interi, Dybala che esce adirato perché finalmente voglioso di stare in campo.

E adesso la corsa Champions, con l’Atalanta stoppata dal Cagliari, ingolosisce. Juve quarta in classifica, davanti ai nerazzurri da incrociare domenica a Bergamo. In attesa di altri passi falsi dell’Inter, che sconfitta malamente nel derby, forse ha dimostrato di essere sì forte, ma non imbattibile. E con una punta in più (tra le più forti del momento) che fa giocare la squadra e fa gol. Perché a calcio, si sa, le partite si vincono se giochi e fai gol.

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Quando Ronaldo ti lascia inaspettatamente a giugno. E tu – Juventus – a gennaio prendi Vlahovic!

Quando Ronaldo ti lascia inaspettatamente a giugno e vieni fortemente criticato. Ma poi a gennaio prendi l’attaccante più forte del momento e allora ti fai perdonare. È la storia della Juventus, dove di campioni ne sono passati tanti. Una storia di una società condannata a vincere, perché senza la vittoria quella maglia non conta.

E fu così che sta per consumarsi l’ultimo “sgarbo” alla Fiorentina. L’attaccante è uno dei talenti più in vista del campionato italiano. Con 17 reti in 21 partite, Vlahovic è l’attuale capocannoniere della Serie A a parimerito con Ciro Immobile. Classe 2000, ha esordito in Serie A con la maglia viola nella stagione 2018/2019. In totale, sono 49 i gol del serbo con la maglia della Fiorentina.

Un giocatore che sposterà certamente gli equilibri della squadra di Allegri, in una stagione dove, fin qui, mancano certamente i gol. Un giocatore giovane e di talento, a dare il via definitivamente come meglio non si potesse a quella rifondazione voluta dalla società bianconera, che dopo un decennio di successi, vuole tornare immediatamente a vincere. Perché vincere, alla Juventus, si sa, è l’unica cosa che conta.

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È giusto discutere un allenatore come Max Allegri? No, se nel calcio contano i numeri

È giusto discutere un allenatore come Massimiliano Allegri? No, se nel calcio contano i numeri. Trapattoni alla Juventus: 596 gare 319 vinte (53,5%); Lippi alla Juventus: 405 gare 227 V (56%); Herrera alla Juventus : 215 gare 100 V (46,5%); Parola alla Juventus: 202 gare 117 V (58%); Carcano alla Juventus: 161 gare 111 V (68,9%): Conte alla Juventus: 151 gare 102 V (67,5%).

Allegri alla Juventus: 300 gare 208 vinte (69,3%). Massimiliano Allegri è un allenatore che della Juventus ha scritto la storia recente con un filotto di vittorie senza precedenti. Spesso trattato dagli stessi tifosi della Juve come “il peggiore”… Un allenatore che al Milan vinse lo scudetto e al secondo anno si ritrovò senza giocatori del calibro di Nesta, Maldini, Seedorf, Pirlo, Gattuso. Come finì?Secondo! Max Allegri dal 2014 al 2019 è per la prima volta alla guida della Juventus, con cui vince undici trofei: cinque campionati italiani consecutivi (dal 2015 al 2019), quattro Coppe Italia di fila (dal 2015 al 2018) e due Supercoppe italiane (2015 e 2018); raggiunge inoltre due finali di UEFA Champions League (2015 e 2017).

Massimiliano Allegri che arriva alla Juventus e la porta subito in finale di Champions League (non l’unica, purtroppo per i tifosi bianconeri persa) praticamente con la stessa squadra con la quale Antonio Conte aveva ricostruito in Italia una Juve vincente, ma poco competitiva in Europa. Max Allegri che via via stravince con la Juve in Italia, una Juve piano piano smantellata dei suoi giocatori migliori. Ma lui vince lo stesso. E Ronaldo? Di lui sfruttò il massimo, con capacità e costanza.

Il resto è attualità, nella sua seconda volta alla Juve: un mister discusso con un amore folle per le vittorie di “corto muso”, che non chiede mai, ma applica e si applica fautore del “calcio semplice”. Sorridente, simpatico e dalle conferenza stampa a tratti indimenticabili, al quale si chiede in questa stagione 2021/2022 di “giocare offensivo”. Con Morata e Kean uniche due punte, con Kulusewsky “riserva” di un promettente Chiesa purtroppo infortunatosi e fermo ai box. Sarà vero? In silenzio ci prova. Perché intanto è tornato lì, pronto a giocarsela fino alla fine con quello che passa il convento…

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