Jannik Sinner, campione di grandi valori: l’Italia sportiva con lui è pura e speciale

“Vorrei che tutti avessero genitori come i miei. Non mi hanno mai messo pressioni, mi hanno sempre lasciato scegliere. Auguro a tutti i bambini di crescere con genitori come i miei. È tutto”. E ancora prima: “Ci sono molte cose più importanti di ciò che faccio io, ad esempio chi lavora salvando vite umane, i medici che curano le persone sono molto più importanti di me”.

Sono le parole di Jannik Sinner, nato a San Candido in Alto Adige il 16 agosto 2001, talento precoce del tennis italiano, che oggi ha compiuto la sua impresa fin qui più grande entrando nel novero dei tennisti azzurri più grandi di sempre. Dopo la storica Coppa Davis in maglia azzurra, ecco il primo Torneo individuale del Grande Slam. E l’Italia del tennis sogna risvegliandosi nuovamente in una nuova prestigiosa era.

Grandissima la sua impresa in questa domenica 28 febbraio, Jannik Sinner che vince in rimonta in finale contro Daniil Medvedev e trionfa agli Australian Open. Il tennista altoatesino era inizialmente sotto di due set a zero, poi è riuscito a ribaltare il risultato e portare a casa un trionfo storico, a tratti epico, con il punteggio finale di 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3 in una battaglia durata quasi quattro ore di gioco.

Jannik Sinner ha scritto così la storia del tennis italiano. È infatti il primo trionfo di un tennista italiano agli Australian Open e si tratta anche del primo Slam vinto in carriera da Sinner. Il nome di Jannik, crollato a terra dall’emozione subito dopo il punto decisivo, è da oggi scritto sul trofeo degli Australian Open.

Ben 48 gli anni di attesa per il tennis italiano. L’ultimo azzurro a vincere uno Slam era stato Adriano Panatta al Roland Garros nel 1976. Medvedev, che campione Slam lo è diventato già, nel 2021 a New York (dando la più grande delusione possibile al Djokovic lanciato verso il Grand Slam) a Melbourne è alla sua terza finale persa (contro Nole nel 2021, contro Nadal nel 2022 o oggi contro Sinner).

Qualunque ulteriore commento – oltre alle sue parole e alla cronaca che racconta la sua immensa impresa – sarebbe soltanto riduttivo e fuoriluogo verso Jannik Sinner, campione vero e di altri tempi. Un campione che va oltre i risultati conquistati sul campo. Un fuoriclasse di livello assoluto, che – c’è da fidarsi – farà parlare ancora di sé per molto, ma molto tempo.

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Lo sport si ama, non si discute: servono strutture adeguate e consone a chi pratica l’attività fisica

SULLE STRUTTURE SPORTIVE AD ASSISI | È di questi giorni la notizia che l’attività sportiva è stata inserita nella Costituzione italiana per il suo valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico in tutte le sue forme. Per questo, mi chiedo ancor più se leggere la querelle politica sugli impianti sportivi del territorio di Assisi ha un non so che di ironico o si sta parlando seriamente? Oppure se magari sono soltanto e nuovamente i soliti discorsi di palazzo in previsione di nuove tornate elettorali? Di positivo in questa recente diatriba c’è solo che la stessa politica almeno dello sport locale se ne sta accorgendo. E basta.

È risaputo che, rispetto all’estero, in Italia si è rimasti indietro in ambito di strutture legate allo sport. Ma ad Assisi negli ultimi 20 anni non si è fatto praticamente niente. Tralasciando lo stato indecoroso del complesso “Degli Ulivi”, dove piscina e tennis sono solo un ricordo, lo stadio – da ritirare su – fa invidia a molti, penso al fatto che non c’è un palasport comunale, le numerose palestre fatiscenti e ‘rimaste’ agli anni ’70. Mio figlio – ad esempio, e parlo da padre – si allena correndo e sudando sopra a un linoleum consumato dagli anni e alto ormai solo circa 3 mm, in una nota palestra di una scuola angelana, che solo a vederla ogni giorno mi mette – non lo nascondo – molta ansia.

Stadi non a norma per un pubblico “troppo” numeroso, spogliatoi con docce inaccessibili e servizi non sufficienti. Piste ciclabili discutibili, piste di atletica sconosciute. Solo poco più di 5 anni fa l’allora unica squadra di calcio a 5 partecipante ad un campionato di interesse nazionale costretta ad esiliare (mutando nome e cogliendo addirittura una buona e rara occasione) nella vicina Perugia. Altre società dilettantistiche si contendono ogni giorno orari con giornate che fuggono alle ore scorrendo troppo velocemente, magari chiedendo aiuto a società di comuni limitrofi con accordi e ‘fusioni’. Partite – di campionati regionali ed interregionali – giocate in giorni ed orari che per prima accordarli serve fare giri assurdi fra telefonate, riunioni e concessioni.

E se – rimanendo in tema di diatribe – per completare una tensostruttura occorrono veramente ben due mandati amministrativi, credo che la speranza per lo sport locale sia ridotta al lumicino. A rimetterci è sempre questo bellissimo movimento sportivo. E allora torno all’inizio del mio pensiero e mi chiedo se quando leggo queste diatribe politiche di ambito locale in certe occasioni non sarebbe davvero meglio prima ascoltare seriamente le esigenze di chi si impegna per lo sport e di chi lo pratica, collaborando anche – fra chi annuncia e progetta – tra comuni e realtà limitrofe. Solo così si potrebbe davvero agire concretamente raggiungendo obiettivi realizzabili e che stanno davvero a cuore a chi ogni giorno corre, si allena e si diverte praticando attività fisica e salutare. Viva lo sport!

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Solo quando perde la Juve tutto è concesso?…

Sabato 10 giugno 2023. Finale di Champions League 2022/2023: Manchester City-Inter 1-0, con il gol di Rodrigo che regala la vittoria al City di Guardiola, da oggi primo allenatore al mondo a fare due ‘triplete’. Seconda Champions per il tecnico spagnolo e ‘tris’ negativo delle italiane – Roma, Fiorentina e appunto Inter – che perdono le tre rispettive finali in tutte le competizioni europee.

Tre finali perse con il calcio italiano che si conferma (e sì, si conferma!) nuovamente senza trofei continentali a fine stagione, con gli sfottò ai ‘perdenti’ subito partiti via social e non solo.

Il tutto in un’annata dove anche la Juventus (mia amata squadra del cuore, come tutti sanno) ha recitato un ruolo da “protagonista” – non solo in campo ma anche in procura – fra udienze, sentenze e giudizi, ‘massacrata’ senza fine da media e tifosi avversari, spesso in maniera fin troppo pesante e oltre il limite del consentito. Ma di questo, come sempre, non si ricorda nessuno perché nel calcio italiano vige la regola: “Due pesi e due misure”.

Ed è qui che dunque parte la sana riflessione, anche prendendo spunto da ‘amici’ juventini i quali leccandosi qualche ferita, ne escono alla fine più soddisfatti per le tre ‘disgrazie’ altrui, di cui la terza – per i sopra citati – vera ciliegina su una torta di inizio estate.

A leggere i commenti di chi si definisce “sportivo” sembrerebbe che nessuno aveva mai gufato né a Berlino né a Cardiff (per non andare troppo lontano) le finali disputate dalla Juve nella massima competizione europea, e poi che il detto “andarci vicino conta solo a bocce” valga solo ed esclusivamente per la squadra bianconera. Poi se analizzi il fattore campo, apriti cielo: quando perdono una finale, le “altre” lo fanno sempre a testa alta e con “orgoglio”, la Juventus invece perde e basta e dovrebbe vergognarsi dei propri giocatori, dei tecnici, di tutti: insomma quando a perdere sono gli altri c’è solo da esserne “orgogliosi”.

Noi juventini quando perdiamo dobbiamo accettare di buon grado gli sfottò di tutti, ma quando abbiamo l’occasione di ‘contraccambiarli’ tocca – per loro – stare zitti perché altrimenti si offendono, quasi a dover dire “prendi tutte le secchiate senza sosta, incassa e porta a casa”. Non funziona così… Permalosi!

I titoli italiani conquistati sono di estremo valore tanto da farci caroselli e programmare bus scoperti solo se a vincerli (con cadenza solitamente molto lenta sul calendario) sono gli altri, mentre quelli della Juve – che ne ha vinti altri nove di fila, non più di tre anni fa l’ultimo, non erano gli stessi.

Poi c’è pure il “siamo tra le prime due d’Europa” che acquista valore solo se la seconda non è la Juve. E diventa importantissimo solo in presenza altrui sottolineato dal fatto che “meglio perdere in finale che uscire ai gironi” perché per gli “altri” il piazzamento è un titolo da portare a casa con grande vanto ed “orgoglio”.

Bene, ne potrei elencare altre mille, ma la sintesi nel gioco del pallone è solo una: una vince e le altre arrivano dietro, e se arrivi dietro non ti ricorda MAI nessuno.

E allora – fra una plusvalenza e un’altra, si spera ormai concluse – di cui però non parla mai nessuno degli “altri”, tutti intenti a prenderne seriamente le distanze per paura di finirci dentro, l’augurio è quello di una buona estate a tutti, anche a chi rosica e porta il “bregno”. Perché il tifare “italiano” è troppo spesso – soprattutto nel calcio – per molti una grande ipocrisia. E perché mai come questa volta – dopo aver sparato a zero sulle anticipate ‘disgrazie’ bianconere – con il famoso diktat “Fino al Confine” ci si sono sbattuti contro in troppi, anche – per qualcuno – “Fino a prima di quel Confine”.

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Le ‘brutte’ abitudini di una certa politica assisana…

Assisi e la politica, ci sono anche abitudini poco piacevoli. Non è la prima volta (ed è questo a preoccupare) che alcuni esponenti politici assisani intervengano via social (ma è successo anche di peggio) commentando le sane critiche costruttive e spesso sarcastiche di chi da mattina a sera propone una sana informazione, certamente oggettiva e spesso – per gli stessi – poco piacevole. Ma sempre senza inventarsi niente. Forse troppo abituati a scrivere e mandare con tanto di foto o auto-foto allegate, comunicati e comunicazioni di sole positività, belli a leggersi, in particolare per loro, e mai negati da nessuno.

Però no, e no, non funziona mica così! Intenti a catena sempre via social a diffondere quello che per loro ‘è legge’, quando non gli piace qualcosa eccoli subito sulle difensive, alle prime critiche attaccano, spesso scivolando su una buccia di banana, spesso cadendo in maniera più “pericolosa”. Perché i dati oggettivi, corredati di immagini, troppo spesso sono certezze.

Forse la prima cittadina della città Serafica, ampia esperta di comunicazione, nonostante i molteplici impegni, potrebbe insegnare ad alcuni di coloro che gli sono al fianco come si fa. Perché – è evidente – che non ne siano a conoscenza.

L’informazione locale concede spazio a tutti, in particolare a chi vive i territori e le realtà. Spesso più leggera, spesso più pesante. Dove ci sono elogi, e poi ci sono anche le critiche. Ma nell’informazione che piace perlomeno a me, c’è sempre una precisa verifica dei fatti.

Imparate – amici politici assisani (non tutti, certamente) – a rispondere con concretezza e fatti, altrimenti lasciate quel ruolo che se lo avete accettato, porta naturalmente ad un’esposizione abbastanza evidente. E cercate di capire, alla svelta, che nella vita ognuno ha un suo di ruolo. Scrivete di meno (voi), e fate di più. Perché la socialità è fatta di ruoli. E in POLITICA il ruolo è una scelta, non un obbligo.

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Campa cavallo che l’erba cresce, ma se non ‘scrivi’ nessuno la taglia…

Portiamo le bestie a pascolare nella piana angelana e circostante, servirebbero per eliminare la troppa erba cresciuta nei tanti lunghi giorni di pioggia. Da giorni non piove più, ma il territorio giace incurante. Percorro spesso via San Francescuccio de’ Mietitori dove i canali di scolo a lato strada sono incolti, sembra di vivere nella preistoria, in una strada che è una ‘discarica’ a cielo aperto. Le competenze di chi sono? Boh. Regione, Provincia, Comuni. Ai residenti poco interessa, servirebbe solo ripulire perché la situazione è grave.

E le aree gioco? Si loro, dedicate a famiglie e bambini. Quelle a Santa Maria degli Angeli sono impraticabili. In pochi hanno segnalato, e pertanto nessuno è intervenuto. Ora qualcosa certamente accadrà, tra post sui social e qualche polemica o discussione, speriamo presto nei prossimi giorni. Certo che ormai il soleggiato fine settimana “passerà incolto”.

I casi? Giardini Almirante distrutti dopo averne “festeggiato” più volte la sistemazione. Nessuno ha controllato, e il risultato (basta andarci) che è sotto agli occhi di tutti. Panchine rotte, secchi divelti, cartelli distrutti. E in altri giardini? In zona via Raffaello l’erba cresce e il luogo ‘rovina la festa’ ai molti che frequentano quel posto più “charme”.

Situazione alquanto ridicola ai secchioni della spazzatura a Ponte San Vittorino: sono ‘recintati’ ma intanto in molti – nessuno mai li vede – continuano a buttarci di tutto. Tutte cose che si vedono solo di giorno, perché di notte è ancora buio pesto.

E poi c’è l’area del Teatro Lyrick! Se sali gli scalini strappi l’erba (è alta, a ciuffi puoi “acchiapparla”) ma se vai a teatro, certo che vorresti anche evitare di sporcarti. Lì, si, proprio lì, in quella zona non troppo lontana dalla ‘famosissima’ pista ciclabile, capolavoro ‘interminabile e dimenticato’ dove l’unica cosa che può capitarti è leggergi (o scriverci) un comunicato stampa una volta ogni due mesi: già un buon risultato, considerato che almeno per una volta (in tema di comunicati) non sono solo primi piani a corredare autocelebrazioni di questioni che rendono felici solo chi le fa.

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L’indecente spettacolo della politica assisana: per alcuni sembra un circo, invece è la città più bella del mondo!

Uno spettacolo indecente quello che la politica assisana sta consumando ad Assisi, e per Assisi, in questi giorni di marzo 2023. Fra chi “cerca” poltrone, chi “temporeggia”, chi chiede dimissioni dell’uno o dell’altro, chi cerca potenziali assessori non disposti a prendere in mano le redini, chi mette veti sull’una o sull’altra persona, insomma: ma alla città e al territorio chi ci pensa?

E dove sono finiti gli interessi per i cittadini? A chiederselo sono in diversi fra gli abitanti e i residenti di una terra i cui valori non possono essere discussi o – dall’altro lato – esaltati soltanto a parole o a chiacchiere, pressoché inutili. Assisi fa davvero una bella figura mettendo in scena questo triste “teatrino” politico a tratti largamente banale e privo di senso?

La politica dovrebbe essere chiamata a lavorare per interessi comuni, e invece così non appare. Non c’è la necessità che lo dica l’opposizione o che lo faccia notare parte della maggioranza. L’immobilismo regna, la macchina comunale appare se non altro “arrugginita”, il popolo – sovrano – lamenta carenze. Lettere aperte, chiacchiere al vento e discussioni al chiuso, portino a finalità importanti e soprattutto ad un minimo di decenza.

Assisi merita impegno, e merita alla guida persone capaci, di spessore, con una cultura che in primis sappia essere lo specchio di una città con pochi rivali al mondo. Assisi merita scelte, non fatte tanto per scegliere o per tappare buchi. Ma scelte importanti, sulle capacità, sulla conoscenza culturale, solo ed esclusivamente con queste caratteristiche: sulle persone.

Adesso c’è bisogno di stabilità, che sia un governo a maglie “strette” o a maglie  “larghe” a pochi importa. Governare Assisi è ciò che conta, un’Assisi attesa da anni importanti. Forse i più importanti – e positivi – dell’ultimo decennio.

A primavera si risveglia la natura, i sensi, la vita. Svegliatevi anche voi, è ora.

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Gianluca Vialli, campione di vita e coraggio: eleganza, classe, dignità e una voglia innata di non mollare mai

La notizia è di quelle terribili, perché la morte di Gianluca Vialli è un qualcosa che lascia sgomenti. Eleganza, classe, dignità. Voglia di vivere e di lottare. Oltre che un grandissimo campione che a tanti juventini ricorda la cosa più bella, quella Coppa dei Campioni sempre tanto desiderata, Gianluca Vialli era soprattutto una bellissima e grandissima persona.

Un uomo vero, educato, sincero. Gianluca Vialli parlava della sua malattia con innato realismo: “Con il cancro non sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me. Il cancro è un compagno di viaggio indesiderato, però non posso farci niente”.

“Al termine di una lunga e difficoltosa “trattativa” con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri” – aveva comunicato nelle scorse settimane Gianluca Vialli – “obiettivo, quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi. Un abbraccio”.

“Un ospite indesiderato, un compagno di viaggio che avrei evitato volentieri”, come lo aveva ironicamente definitivo lui stesso.

Nato a Cremona il 9 luglio 1964, Gianluca Vialli iniziò a giocare a calcio all’oratorio del Cristo Re, al villaggio Po di Cremona. Dopo le giovanili vissute nel Pizzighettone, la Cremonese, arrivando fino alla prima squadra, 113 partite, 25 gol. Nell’estate del 1984 ecco la Sampdoria. Con la maglia blucerchiata addosso scriverà pagine indelebili del calcio italiano. “I gemelli del gol”, così fu ribattezzata la coppia gol formata insieme a Roberto Mancini, suo amico fraterno. Con la Sampdoria 328 partite ufficiali, 141 gol e lo Scudetto nella stagione 1990-1991, una Coppa delle Coppe (1989-1990), tre edizioni della Coppa Italia (1984-1985, 1987-1988 e 1988-1989) e una Supercoppa italiana (1991).

Nell’estate del 1992 ecco la Juventus, con la quale gioca 145 partite segnando 53 gol. In bianconero conquista uno Scudetto (1994-1995), una Champions League (1995-1996), una Coppa Italia (1994-1995) e una Supercoppa italiana (1995). Chiude la carriera da giocatore in Inghilterra, con la maglia del Chelsea (87 presenze e 40 gol). Con i Blues conquista quattro trofei: Coppa delle Coppe (1997-1998), Supercoppa europea (1998), Coppa d’Inghilterra (1996-1997) e Coppa di Lega (1997-1998). In Nazionale il bilancio di Vialli è di 16 gol in 59 presenze, tanti i ricordi in particolare ad Italia ‘90.

Gianluca Vialli diventa allenatore ed esordisce in Inghilterra in Premier League il 12 febbraio 1998, con il ruolo di player-manager del Chelsea. Diventa allenatore a tempo pieno dal 1999-2000. Dopo aver conquistato tre titoli nazionali e due europei, dal Chelsea viene esonerato il 12 settembre del 2000. Nel 2001 l’ultima esperienza in panchina, quella del Watford con cui l’avventura dura però poco più di un anno. Nei quindici anni successivi Vialli è commentatore e opinionista tv a Sky. Sempre con eleganza, pacatezza. Sempre con grande signorilità e sportività.

Nel novembre 2019 la Figc lo nomina capodelegazione della Nazionale allenata dall’amico Roberto Mancini con cui vince nell’estate del 2021 gli Europei nell’epica finale vinta ai rigori contro l’Inghilterra. L’abbraccio con il compagno di sempre Roberto Mancini resterà in eterno uno degli abbracci più belli ed emozionanti della storia del calcio.

Oggi, 6 gennaio 2023 giorno dell’Epifania, la notizia più brutta. Quella della sua scomparsa. Ciao Gianluca, grande uomo, esempio di vita e di coraggio. Ci mancherai tantissimo, a tutti!

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Politicamente Assisi “vivacchia” (Cit.): rimpasto all’orizzonte (prima o dopo Natale, questo non si sa)

La politica ultimamente ad Assisi è scomparsa dai radar o quantomeno, come dicono in tanti, la città dal punto di vista politico “vivacchia” e tira avanti.

E allora ecco che qualche cambio sarebbe all’orizzonte e a deciderlo sarebbe proprio la prima cittadina della Città Serafica, conscia che la non troppa operatività dei suoi coinquilini di maggioranza potrebbe essere dannosa non solo alla città, ma anche al proprio futuro.

Prima che sia troppo tardi sarebbe dunque pronta “una scossa”, aspettando il Natale per il quale si attendono novità sul programma, ad oggi non pervenuto, oltre ai soliti cavalli di battaglia partoriti al tempo prima dall’allora associazione giovanile assisiate (non la sola), poi dall’ex assessore perugino creativo, ed anche molto dal francescano la cui assenza oggi ad Assisi sembra farsi davvero sentire.

Fra giornalisti “giornalai” (e a volte anche un po’ qualcosa in più…) che sanno sempre tutto, e qualche politico locale capro espiatorio perché troppo “chiacchierone”, l’attesa e la tensione salgono. E allora si attendono le scelte – cercando di capire se ‘mangeranno il panettone’ in tutti o solo alcuni – con quel coraggio fin qui sbandierato, ma ad oggi quasi mai pervenuto.

 

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Dal 4% al 25%, la grande vittoria di Giorgia Meloni coerente politica di “professione”

Dal 4% al 25% in cinque anni. È questa la grande vittoria di Giorgia Meloni che sbanca con il suo partito Fratelli d’Italia e fa incetta di voti ottenendo la fiducia degli italiani. Unitamente alla sua coerenza, che certamente è la chiave del suo personale successo.

Diplomata, non laureata, con una passione sfrenata per la politica “abbracciata” da giovanissima, e una storia personale fatta di momenti bui, altri delicati, mai fino ad oggi esaltanti. Pochissimo in maggioranza, praticamente sempre all’opposizione, nell’ultima legislatura più di sempre, dura e sempre schietta contro Conte, ferma ma più rispettosa con Draghi.

Spesso partita dal basso senza a volte centrare il risultato, nel 2016 Giorgia Meloni stava per diventare pure sindaco di Roma, ma “tradita” da Berlusconi arrivò solo terza, anche se con un buon successo personale.

Nel 2018, appena quattro anni fa, ottenne alle Politiche solo il 4,3%. Davvero troppo poco per il suo partito. Risultati insufficienti alle europee. Il resto è storia di oggi, con una Meloni che stravince anche a discapito della Lega, la quale paga un prezzo altissimo, con Berlusconi che invece tiene il passo grazie ad una campagna elettorale importante e ad una comunicazione (in questi frangenti importantissima) spesso adeguata.

Ora, in attesa di capire gli scenari che porteranno all’incarico per la formazione del prossimo governo, a lei e alla coalizione di centrodestra il compito di governare l’Italia in uno dei momenti più duri e complicati della storia della Repubblica.

I 25 punti del programma di Fratelli d’Italia. Nel programma di Fratelli d’Italia sono elencati 25 punti: “Sostegno alla natalità e alla famiglia”; “efficiente utilizzo di risorse Pnrr e fondi europei”; “fisco più equo e difesa del potere d’acquisto degli italiani”; “sostenere il sistema imprenditoriale italiano”; “made in Italy e orgoglio italiano”; “Sostenere la dignità del lavoro”; “Largo ai giovani”; “Rilanciare la scuola, l’università e la ricerca”; “Per un vero Stato sociale che non dimentichi nessuno”; “Il diritto a una vecchiaia serena”; “Una sanità al servizio della persona”; “A difesa della libertà e della dignità di ognuno”; “Cultura e bellezza, il nostro Rinascimento”; “Il turismo e la nostra crescita felice”; “Agroalimentare pilastro del sistema Italia”; “A difesa dell’ambiente e della natura”; “Energia pulita, sicura e a costi sostenibili”; “Ripartire da investimenti e infrastrutture; Trasporti per un’Italia più veloce, più collegata, più smart”; “Sud opportunità di crescita per l’Italia”; “Fermare l’immigrazione illegale e restituire sicurezza ai cittadini”; Una giustizia giusta e celere, per cittadini e imprese”; “Diamo  Credito a famiglie e imprese”; “Presidenzialismo, stabilità di governo e Stato efficiente”; “Italia protagonista in Europa e nel mondo”.

Buon lavoro. Per l’Italia!

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Il mondo piange la Regina Elisabetta: pacata, serena e con un pizzico di “humor” ovviamente british

Ci sono personaggi che sono storia, e la regina Elisabetta è uno di questi. “Good Save The Queen” suona mentre il Regno Unito, il Commonwealth e il mondo intero si stringono intorno al ricordo di una grande donna, pacata e serena, capace di vivere “epoche” differenti fatte di modernità e postmodernità con dignità, pacatezza e un pizzico di humor, ovviamente british.

La regina Elisabetta è morta, e resterà per sempre nei cuori di tutti noi. Una donna impossibile da non amare, l’ultima grande regina, che non un Paese, non un Regno, ma il mondo intero, piangono oggi, giovedì 8 settembre 2022. Tutti in fila a Londra ogni volta con quella vana speranza di vederla affacciarsi alla finestra, nella città più suggestiva al mondo.

“Elisabetta II si è spenta in pace, nel suo letto a Balmoral” – recita la nota di Buckingham Palace, dove il cambio della guardia si è fermato – dopo aver raggiunto ogni traguardo professionale e forse anche personale nei suoi 96 anni di età e 70 anni di regno (mentre in Italia si susseguivano oltre 60 governi).

Elisabetta è stata la regina più longeva per il Regno Unito, 73 anni di nozze con 4 figli e 12 bisnipoti, una regina giramondo per eccellenza: con i suoi viaggi ha visitato 193 Paesi del mondo.

Adesso “London Bridge is down” – è calato il ponte di Londra, strofa di una filastrocca nota a tutti i bambini inglesi – l’avvio all’operazione che descrive nei dettagli cosa debba accadere alla morte della regina.

Da Lady Diana ai tempi d’oggi tante vicissitudini, sempre vissute con stile: l’età che avanzava, il dolore di vedere la famiglia divisa, le pressioni perché passasse lo scettro al figlio che avanzava nell’infinita attesa della corona – perfino con il sorriso sulle labbra. Una donna semplice, che amava follemente i suoi animali, i cani corgi (ben 30 i cani avuti nella sua vita) e i suoi cavalli in primis, seria ma sempre piena di humor, capace di far sorridere e scaldare i cuori della gente, quella tanta gente che oggi la piange con negli occhi il ricordo di una ‘figura’ unica.

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