La Juve resta, Paulo Dybala no: nel calcio dei procuratori l’addio della ‘Joya’ ai colori bianconeri

Ora è praticamente ufficiale. Paulo Dybala lascerà la Juve al termine della stagione. Non c’è stato accordo con il suo procuratore. È finita l’era Dybala in bianconero.

“Non può vivere per quello che ha fatto in passato. Parlo da osservatore e non da dirigente della Juventus: da osservatore dico ‘Arrivabene, rinnovagli a 5 anni a 20 milioni’, a me non frega niente. Anche se mi fa solo 2 giocate mi stropiccio gli occhi perché tanto i soldi non li esco io. Da dirigente però non posso avere un capitano che mi deve trascinare a 29 anni e che 12-14 partite l’anno è matematico che mi sta fuori. È vero che potrebbe diventare un leader tecnico, ma non posso avere uno fragile emotivamente. Se ti vanno bene le cose ti fa le giocate, se vanno male lo definisco quasi un ‘bambinone piangione’”. Così Paolo Di Canio aveva definito nelle scorse ore il giocatore argentino a Sky Sport.

Impossibile da un lato dargli torto a Di Canio. In un calcio dove sempre più sono i procuratori a fare la differenza, certamente anche lo stato fisico “troppo gracile” del 10 bianconero ha fatto la differenza. L’offerta della Juventus non ha convinto l’entourage di Paulo Dybala anche perché la Joya ha sul piatto due offerte economicamente più rilevanti. Lasciamo ora però da parte i paragoni. Specialmente con chi in passato, bandiera della società degli Agnelli, il contratto pur di restare alla Juve lo firmò in bianco. Buona fortuna “Paulino”. Tu non resti. La Juve si!

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