Constantini-Mosaner d’oro e l’Italia scopre il curling. Ma quali sono le regole di questo sport?

L’Italia, improvvisamente, scopre il curling! Stefania Constantini e Amos Mosaner ce l’hanno fatta: la coppia del curling italiano è medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Pechino. Il duo azzurro ha sconfitto in semifinale la Svezia e in finale la Norvegia. Gli azzurri sono stati nettamente i più forti di tutti, vincendo tutte e 11 le partite effettuate, le nove del girone eliminatorio, la semifinale e la finale. Nell’atto conclusivo non c’è stata storia. L’Italia ha fatto il break decisivo tra il secondo e il quarto end e poi ha gestito il vantaggio, avendo la meglio sulla coppia Nedegrotten-Skaslien, rivestitisi di bronzo nel 2018. Stefania Constantini ha 22 anni, vive a Cortina e fino al mese scorso era commessa in un negozio di abbigliamento. Fin da bambina coltivava un sogno: “Vincere una medaglia nel curling alle Olimpiadi”. Mosaner ha 26 anni e vive a Cembra, piccolo paese trentino dove il curling è una religione.

L’exploit di Constantini e Mosaner ha attirato l’attenzione di tutti, sebbene il curling non sia uno sport molto praticato in Italia.

Ma quali sono le regole principali del curling? Il curling si gioca su una superficie ghiacciata, con una pista lunga circa 45 metri e larga 4. Le dinamiche si possono considerare simili a quelle del gioco delle bocce. Il match è suddiviso in dieci manche o end (ma per le Olimpiadi di Pechino sono solo 8), durante le quali i giocatori lanciano dei blocchi di pietra da 20 kg, chiamati in gergo ‘stone’. L’obiettivo è la ‘house’, ossia un bersaglio circolare posto in fondo alla pista e composto da un cerchio esterno blu e da uno interno rosso, denominato ‘bottone’. Più stone si trovano al centro del bersaglio, più punti ottiene la squadra.

Fondamentale è, ovviamente, allontanare le stone degli avversari: ogni pietra posta più vicina al centro del bersaglio (al bottone) rispetto alla prima pietra dei rivali, vale un punto. Il massimo di punti ottenibili in una sola manche è otto, che equivalgono appunto al numero di stone che si possono lanciare. Nei rari casi in cui questo si verifica, in gergo si dice di aver fatto un “pupazzo di neve”.

Un elemento caratteristico del curling è la scopa, che si utilizza durante la corsa della stone verso la house. La superficie viene innaffiata per favorire la formazione di piccole goccioline che, una volta ghiacciate, rendono la pista irregolare; la scopa serve a “ripulire” il percorso della stone, permetterle di accelerare se necessario o regolarne l’andamento in linea retta o leggermente curva. A dettare l’utilizzo o meno della scopa è lo skip, ossia il giocatore che effettua il lancio. Nel caso in cui le stone vengano colpite dalla scopa, si parla di infrazione. Benvenuto in Italia, caro curling!

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