Il mondo piange la Regina Elisabetta: pacata, serena e con un pizzico di “humor” ovviamente british

Ci sono personaggi che sono storia, e la regina Elisabetta è uno di questi. “Good Save The Queen” suona mentre il Regno Unito, il Commonwealth e il mondo intero si stringono intorno al ricordo di una grande donna, pacata e serena, capace di vivere “epoche” differenti fatte di modernità e postmodernità con dignità, pacatezza e un pizzico di humor, ovviamente british.

La regina Elisabetta è morta, e resterà per sempre nei cuori di tutti noi. Una donna impossibile da non amare, l’ultima grande regina, che non un Paese, non un Regno, ma il mondo intero, piangono oggi, giovedì 8 settembre 2022. Tutti in fila a Londra ogni volta con quella vana speranza di vederla affacciarsi alla finestra, nella città più suggestiva al mondo.

“Elisabetta II si è spenta in pace, nel suo letto a Balmoral” – recita la nota di Buckingham Palace, dove il cambio della guardia si è fermato – dopo aver raggiunto ogni traguardo professionale e forse anche personale nei suoi 96 anni di età e 70 anni di regno (mentre in Italia si susseguivano oltre 60 governi).

Elisabetta è stata la regina più longeva per il Regno Unito, 73 anni di nozze con 4 figli e 12 bisnipoti, una regina giramondo per eccellenza: con i suoi viaggi ha visitato 193 Paesi del mondo.

Adesso “London Bridge is down” – è calato il ponte di Londra, strofa di una filastrocca nota a tutti i bambini inglesi – l’avvio all’operazione che descrive nei dettagli cosa debba accadere alla morte della regina.

Da Lady Diana ai tempi d’oggi tante vicissitudini, sempre vissute con stile: l’età che avanzava, il dolore di vedere la famiglia divisa, le pressioni perché passasse lo scettro al figlio che avanzava nell’infinita attesa della corona – perfino con il sorriso sulle labbra. Una donna semplice, che amava follemente i suoi animali, i cani corgi (ben 30 i cani avuti nella sua vita) e i suoi cavalli in primis, seria ma sempre piena di humor, capace di far sorridere e scaldare i cuori della gente, quella tanta gente che oggi la piange con negli occhi il ricordo di una ‘figura’ unica.

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L’informazione è la più grande ‘arma’, nel bene e nel male

Ha fatto irruzione nello studio del tg di Channel 1, la più importante emittente televisiva della Russia. In diretta ha esposto un cartello che recita: “No alla guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo”.

Marina Ovsyannikova, giornalista di Channel 1, ha scelto le telecamere della tv per una delle proteste più plateali viste in questi giorni di guerra in Ucraina. Brava, e coraggiosa. Uno schiaffo in faccia al regime, e all’aggressione. Con l’informazione, che nel bene o nel male, è sempre la più grande arma.

Nelle immagini andate in onda la conduttrice del tg, nonostante l’irruzione alle sue spalle, continua a leggere le notizie, ma dopo alcuni istanti parte un servizio e gli spettatori non riescono a vedere come va a finire la protesta. Il filmato è stato salvato e condiviso sui social, dove è diventato virale.

Secondo quanto riportano i media internazionali, Marina Ovsyannikova è stata arrestata e interrogata. Poi dopo un ingente multa, è stata rilasciata. La giornalista, poco prima dell’irruzione in diretta, aveva pubblicato un video in cui spiegava la sua posizione: “Quello che sta succedendo ora in Ucraina è un crimine e la Russia è il paese aggressore. La responsabilità di questa aggressione ricade sulla coscienza di un uomo, e quell’uomo è Vladimir Putin. Mio padre è ucraino, mia madre è russa. Non sono mai stati nemici. Questa collana al collo è un simbolo che la Russia deve fermare immediatamente questa guerra fratricida e le nostre nazioni fraterne possono ancora fare la pace”.

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Ormai della pandemia si sono dimenticati in troppi: e i casi aumentano di nuovo…

Nonostante per molti l’emergenza pandemia sembra essere terminata, in Umbria si registra il maggior incremento di nuovi casi di Covid-19. A rivelarlo è la Fondazione Gimbe che segnala come qui negli ultimi sette giorni il contagio sia cresciuto del 37,4 per cento a fronte di una media italiana dell’1,5 per cento.

Dati di nuovo preoccupanti arrivati a questo punto, confermati e valori superiori a quelli medi del paese confermati anche dal Nucleo epidemiologico regionale, che certifica sul territorio un andamento crescente del Covid-19: l’Rt è balzato all’1,48 (giovedì scorso era a 0,89), mentre l’incidenza settimanale mobile si attesta a 897 (era 604).

L’assessore regionale Luca Coletto ammette l’aumento dei casi e giustifica così il crescere degli stessi: “Da una parte la diffusione al 60 per cento della variante Omicron2 sicuramente più contagiosa, dall’altra un calo di attenzione di tutti nell’adottare le precauzioni. Fortunatamente gli indicatori di gravità, quindi ricoveri e occupazione posti in terapia intensiva, non si muovono in positivo”.

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Carburanti alle stelle, dopo le bollette folli una mazzata senza precedenti

Carburanti alle stelle, e costi che unitamente a quelli delle bollette per tante famiglie italiane sono ormai proibitivi. La guerra in Ucraina pesa anche sull’economia. Proseguono senza sosta gli incrementi sulla rete carburanti, che arrivano a livelli folli e senza più freni. In base all’elaborazione di Quotidiano Energia, il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self sale a 2,004 euro al litro (solo venerdì scorso era a 1,912), con i diversi marchi compresi tra 1,994 e 2,032 euro al litro (no logo 1,971). Ma sale follemente anche il prezzo medio del diesel self, che arriva a 1,901 euro al litro (venerdì 1,788) con le compagnie posizionate tra 1,881 e 1,977 euro al litro (no logo 1,891).

Sempre in base alla fonte ufficiale sopra citata, i colorati mostrano prezzi medi praticati tra 2,069 e 2,226 euro al litro (no logo 2,014). La media del diesel servito vola a 2,019 euro al litro (venerdì 1,921), con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi praticati compresi tra 1,999 e 2,095 euro al litro (no logo 1,930). E non sono da meno Gpl e metano. I prezzi praticati del Gpl risultano ancora in salita e vanno da 0,859 a 0,879 euro/litro (no logo 0,854), mentre il prezzo medio del metano auto si posiziona tra 1,854 e 2,021 (no logo 1,975). Una stangata, non da poco, che preoccupa tutte le famiglie. E oggi fare 20 euro alla macchina significa tenerla a “dieta”. Incredibile.

Foto: Freepik

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Fermate questa ignobile guerra: lo chiedono i civili e i bambini innocenti!

È una guerra inaccettabile. Quello che si sta combattendo in Ucraina è un conflitto assurdo e vile. Lo è perché a rimetterci sono poveri civili innocenti, con famiglie e bambini costretti a scappare e rifugiarsi sotto al grande freddo che da quelle parti non conosce tregua.

Una guerra che va avanti anche quando si tratta sui tavoli la pace, con incontri che fin qui a poco sono serviti. E le immagini sono forti, quelli che arrivano dall’Ucraina sono filmati che spezzano il cuore, quando già in queste ora stanno venendo meno anche le forniture alimentari.

E il mondo si mobilita a favore della Pace, con messaggi provenienti da ogni parte della Terra. Un forte messaggio partito anche da Assisi, terra di San Francesco, dove in tanti si stanno organizzando per non lasciare solo il popolo ucraino.

Perché al di là delle motivazioni – mai giustificate con una guerra, al di là di quello che il passato possa aver portato in determinate aree geografiche dell’Europa e del mondo, in questo 2022 così complicato di suo, un conflitto armato è inaccettabile.

Evacuate i civili perché loro non c’entrano niente! Perché non resta che sperare e fermare questa ignobile guerra. Fatelo in nome delle tante famiglie e dei tanti bambini. Affinché sul loro volto torni la felicità che si meritano.

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La “folle” invasione della Russia in Ucraina. Torna la guerra, perché?

Quanto sia assurda la guerra lo sappiamo tutti, specialmente nel 2022, specialmente in un periodo così complesso. Nella guerra c’è sempre una parte con cui stare: i civili innocenti, non esistono guerre chirurgiche nè bombardamenti intelligenti.

Putin ha “deragliato” dando vita alla sua politica di potenza, con un’invasione che – lui stesso – non chiama “guerra” ma “obiettivo da raggiungere”. E ciò lo sappiamo, non è vero. Ma in questo clima e con questa politica, nessuno è completamente innocente, se non i civili.

Ora c’è solo da sperare che tutto questo duri poco. Per tutto il mondo oggi è un giorno nero. L’Europa pensa alle sanzioni – giustamente – ma deve tener conto che lei stessa verrà “sanzionata”: con i costi alle stelle, le borse impazzite, il gas e il petrolio oltre i limiti, così come il grano.

Mentre tutti da stamattina intanto si chiedono: perché la Russia ha iniziato la guerra in Ucraina? Con l’inizio dell’operazione militare, chi non segue costantemente la politica internazionale non riesce a capirlo. Per capirne le ragioni è ovviamente necessario fare un passo indietro. L’Ucraina nasce come Stato indipendente nel 1991, a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma sperimenta una crescente instabilità, soprattutto agli inizi del nuovo millennio, data dalla contrapposizione tra i fautori dell’avvicinamento all’Unione Europea e all’Occidente e i sostenitori del legame storico con la Russia.

La contrapposizione si fa evidente con la presidenza di Viktor Yanukovych (eletto nel 2010 ma in precedenza primo ministro). È sotto la sua leadership che il Paese vira decisamente verso la Russia. Questo spostamento dell’asse politico si palesa nel 2013 con il rifiuto, da parte di Yanukovych, di firmare l’accordo di associazione e libero scambio con l’Unione Europea. Immediate (siamo in novembre) le proteste di piazza (che prendono il nome di “EuroMaidan” e in cui sono presenti nazionalisti filo-occidentali e antirussi, alcuni dei quali neonazisti), che infiammano il Paese, fanno un centinaio di morti e si concludono, tre mesi più tardi, con la fuga di Yanukovych.

Non passa neanche un mese che l’Ucraina perde un pezzo del proprio territorio: nel marzo 2014 infatti la Russia sancisce ufficialmente la secessione della Repubblica di Crimea dall’Ucraina e la sua annessione alla Federazione Russa. Pochi giorni prima, gli abitanti della regione (a maggioranza russofona) avevano espresso mediante referendum (considerato illegale dalla Corte costituzionale ucraina) la volontà di tornare sotto la sovranità di Mosca ma di fatto il processo di riannessione della Crimea alla Russia era iniziato quando migliaia di militari russi privi di mostrine ne avevano preso il controllo.

La regione del Donbass, nell’Est dell’Ucraina, segue a ruota l’esempio della Crimea, scatenando una guerra civile nelle province di Donetsk e Lugansk, che si autoproclamano repubbliche indipendenti (si tratta delle due repubbliche riconosciute da Putin nel discorso di pochi giorni fa). Nel febbraio 2015, con l’accordo detto Minsk II, si giunge a un cessate il fuoco ma gli impegni assunti in quel momento non vengono del tutto rispettati dalle parti, con la conseguenza che il conflitto prosegue di fatto ininterrottamente fino a oggi. Su tutta questa situazione incandescente si innesta il progressivo allargamento a Est della Nato (a eccezione degli Stati dell’ex Jugoslavia, tutti i Paesi entrati nell’Alleanza Atlantica dal 1990 a oggi erano parte dell’Unione Sovietica o legati a essa dal Patto di Varsavia: parliamo di Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria) e il timore da parte della Russia che l’Ucraina possa entrare a far parte del Patto atlantico: una prospettiva inaccettabile per Putin che avrebbe così gli americani sul portone di casa.

Il resto è storia di oggi. Con i missili e le bombe. Con un pensiero – unico – ai tanti innocenti e con la speranza che il tutto non si “allarghi” vista la chiarezza con la quale lo stesso Putin ha esortato gli altri stati “a non entrare in faccende altrui”. È iniziato tutto solo oggi. Ma speriamo – non sarà facile – che finirà domani.

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Ruffiani e anticonformisti. Festa Nazionale del gatto, perché si celebra il 17 febbraio?

Oggi, 17 febbraio, è la Festa Nazionale del Gatto. La Festa è stata istituita nel 1990: in quell’anno, la giornalista gattofila Claudia Angeletti propose un referendum tra i lettori della rivista “Tuttogatto” per stabilire il giorno da dedicare a questi animali. La proposta vincitrice fu quella della signora Oriella Del Col, secondo cui il giorno adatto fosse il 17 febbraio. Una scelta non casuale ma dettata da alcuni specifici motivi.

Regali, misteriosi. Magnetici. Sono i gatti, simpatici, unici, ruffiani. Febbraio è il mese del segno zodiacale dell’ Acquario, ossia degli spiriti liberi ed anticonformisti, come quelli dei gatti che non amano sentirsi oppressi da troppe regole. Tra i detti popolari, febbraio veniva definito “il mese dei gatti e delle streghe”, creando una connessione tra gatti e magia. Il numero 17, nella tradizione italiana, è sempre stato ritenuto un numero portatore di sventura: stessa sorte per i gatti, considerati in passato come animali che portassero sfortuna. La sinistra fama del 17 è determinata dall’anagramma del numero romano che da XVII si trasforma in “VIXI” ovvero “sono vissuto”, di conseguenza “sono morto”. Non vale allo stesso modo per il gatto che, per leggenda, può affermare di essere vissuto vantando la possibilità di altre vite.

Il 17 diventa quindi “1 vita per 7 volte”.
In varie città d’Italia si festeggia questa giornata con iniziative artistiche o di solidarietà a favore di questi animali. Gatti presenti nella vita quotidiana di tante famiglie, protagonisti nel tempo di film e cartoni animati.

Nella foto in evidenza Priscilla e Cristiano, sotto Melissa e Romeo: loro sono i miei gatti e quelli della mia famiglia. Chi è amante dei gatti o semplicemente vuole ricordare questa data speciale, celebrando il proprio felino, potrà pubblicare sui propri social alcune immagini carine e simpatiche da dedicare a questi animali.

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Bullismo e Cyberbullismo: una giornata per dire stop e riflettere su un fenomeno ancora troppo diffuso

Oggi 7 febbraio è la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Istituita su iniziativa del Miur, questa giornata è un’occasione per riflettere su un fenomeno ancora troppo diffuso e soprattutto su quali possano essere gli strumenti per impedire che fenomeni di prevaricazione continuino ad accadere. La “Prima Giornata nazionale contro il bullismo a scuola”, si è svolta il 7 febbraio 2017, in coincidenza con la Giornata Europea della Sicurezza in Rete indetta dalla Commissione Europea (Safer Internet Day), dove sono state presentate le migliori proposte didattiche elaborate dalle scuole ma, soprattutto, tutte le istituzioni scolastiche italiane sono state chiamate a dire “NO” al bullismo a scuola, dedicando la giornata ad azioni di sensibilizzazione rivolte non solo agli studenti ma a tutta la comunità. Le scuole sono state anche chiamate a contribuire alla realizzazione del primo spot contro il bullismo e il cyber-bullismo, progettato e realizzato interamente dagli studenti. La Campagna Nazionale va sotto il Claim “Il Nodo Blu contro il Bullismo” e tutti gli studenti e le scuole che hanno aderito alla campagna sono stati chiamati ad indossare, appendere o mostrare il simbolo della lotta nazionale delle scuole italiane contro il Bullismo, un braccialetto con un Nodo Blu.

Una ricerca dell'”Osservatorio (in)difesa” realizzata tramite un questionario sottoposto a 6.000 adolescenti, dai 13 ai 23 anni, provenienti da tutta Italia, rivela che il 68% di loro dichiara di aver assistito ad episodi di bullismo, o cyberbullismo, mentre ne è vittima il 61%. Ragazzi e ragazze esprimono sofferenza per episodi di violenza psicologica subita da parte di coetanei (42,23%) e in particolare il 44,57% delle ragazze segnala il forte disagio provato dal ricevere commenti non graditi di carattere sessuale online. Dall’altro lato l’8,02% delle ragazze ammette di aver compiuto atti di bullismo, o cyberbullismo, percentuale che cresce fino al 14,76% tra i ragazzi.6 ragazzi su 10 dichiarano di non sentirsi al sicuro online. Sono le ragazze ad avere più paura, soprattutto sui social media e sulle app per incontri, lo conferma il 61,36% di loro. Tra i rischi maggiori sia i maschi che le femmine pongono al primo posto il cyberbullismo (66,34%), a seguire per i ragazzi spaventa di più la perdita della propria privacy (49,32%) il Revenge porn (41,63%) il rischio di adescamento da parte di malintenzionati (39,20%) stalking (36,56%) e di molestie online (33,78%). Mentre dopo il cyberbullismo, l’incubo maggiore per le ragazze è il Revenge porn (52,16%) insieme al rischio di subire molestie online (51,24%) l’adescamento da parte di malintenzionati (49,03%) e la perdita della propria privacy (44,73%).

 

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Festival di Sanremo 2022: si conferma la linea giovane, vincono Mahmood e Blanco

Finale Sanremo 2022: si conferma la linea giovane, vincono Mahmood e Blanco. I due cantautori hanno vinto la 72esima edizione del Festival di Sanremo seguiti da Elisa e da Gianni Morandi.

Mahmood e Blanco hanno vinto il Festival e la canzone “Brividi” se la giocherà sul palco dell’Eurovision. La freschezza esplosiva dei 19 anni di Blanco e un Mahmood ormai affermato che già nel 2019, doppietta, aveva ricevuto consensi (e stream) dall’estero per “Soldi” sono un bel biglietto da visita. Nella finale a tre televoto, sala stampa e demoscopica, li hanno preferiti a Elisa e Gianni Morandi.

Vincitori annunciati, dai record su Spotify al costante assembramento di fan davanti al loro hotel. Super gli ascolti per questa edizione del Festival: la serata di venerdì è stata la più vista dal 1995 (11.378.000 spettatori, con uno share medio del 60,5%). Numeri che porteranno alla riconferma di Amadeus dopo il grande successo? In molti già dicono di sì.

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Fenomeno Maneskin ospiti a Sanremo: è della band la prima standing ovation di questa edizione del festival

La prima standing ovation di questa edizione del festival l’Ariston la tributa ai Maneskin. La band romana che dopo la vittoria di undici mesi fa è andata alla conquista del mondo ha riproposto Zitti e Buoni, con la quale hanno anche vinto l’Eurovision Song Contest. “A noi sembra l’altro ieri di essere stati su questo palco. È bellissimo, questa accoglienza è meravigliosa e lo rende ancora più speciale”, ha detto Damiano a nome di tutta la band.

Si commuove Damiano, il frontman dei Maneskin, alla fine della seconda uscita del gruppo. Il cantante, dopo aver cantato il brano ‘Coraline’ e aver ricevuto il tributo del pubblico, si commuove fino alle lacrime. Amadeus lo applaude e lo abbraccia.

L’anno d’oro di questi quattro amici (il leader Damiano David, la bassista Victoria De Angelis, il chitarrista Thomas Raggi e il batterista Ethan Torchio) è cominciato a marzo con la vittoria del 71° Festival di Sanremo con il brano Zitti e buoni. Vincono anche l’ Eurovision Song Contest 2021 il 22 maggio e aprono il concerto dei Rolling Stones a Las Vegas a novembre dopo un tour americano di grande successo. Sono stati infine ospiti della finale di X-Factor 2021, proprio il talent che li aveva scoperti e premiati nell’edizione 2017. Con 6 dischi di diamante, 133 di platino e 34 d’oro a livello globale e quasi 4 miliardi di streaming su tutte le piattaforme digitali, sono gli italiani più ascoltati al mondo su Spotify nel 2021. E il Festival n. 72 riparte così da dove era finito il n. 71. Chapeau.

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